I CENTRI DI ASCOLTO CARITAS
L’altro siamo noi
“L”ascolto non è un momento passivo della comunicazione,
non é solo apertura all’altro, ma è atto creativo
che instaura una confidenza quale con-fiducia tra ospitante e straniero.
L’ascolto é un sì radicale all’esistenza dell’altro come tale;
nell’ascolto le rispettive differenze si contaminano, perdono la loro assolutezza,
e quelli che sono limiti all’incontro possono diventare risorse per l’incontro stesso.
Ascoltare uno straniero non equivale dunque a informarsi su di lui,
ma significa aprirsi al racconto che egli fa di sé per giungere a comprendere nuovamente se stessi:
così lo straniero non abita tra di noi ma abita con noi.
Lo straniero, infatti, cessa di essere estraneo quando noi lo ascoltiamo nella sua irriducibile diversità
ma anche nell’umanità comune a entrambi.”(Enzo Bianchi, L’altro siamo noi)
Il Centro d’ascolto è uno spazio di apertura, di lavoro, di accompagnamento, di sostegno emotivo e psicologico, di tessitura di relazioni. Attraverso l’attenzione ai più deboli, intende promuovere accoglienza, relazioni umane stabili, percorsi d’integrazione, di reinserimento e di promozione delle risorse personali e comunitarie nascoste.
Il Centro d’ascolto si prefigge i seguenti obiettivi:
1. Accogliere-ascoltare: stabilire una relazione fraterna partendo da un ascolto attento, accogliente e responsabile che, a partire dai bisogni espressi, permetta di capire anche quelli non espressi. Con il tempo tale relazione tende a diventare di aiuto e di fiducia reciproca.
2. Orientare-accompagnare: partendo dalle risorse della persona e del territorio, individuare le possibili soluzioni alla situazione di bisogno, orientando, sostenendo, consigliando, confortando, disposti ad affiancare la persona in ogni fase del suo cammino.
3. Promuovere l’ascolto come stile di vita, il lavoro in equipe e in rete come strategie per moltiplicare le forze umane, materiali ed economiche necessarie per affrontare le situazioni di difficoltà personali e i problemi sociali a più ampio raggio.
4. Promuovere lo stile di attenzione e prossimità alle persone in difficoltà come linguaggio pastorale privilegiato e indispensabile per incontrare il Gesù Evangelico.
“Prende sempre più consistenza un concetto multidimensionale di povertà in base al quale essa si presenta non solo come una carenza di risorse monetariali, ma come deficit, ad esempio, di salute e di istruzione, come incapacità di acquisire – e gestire – risorse, come mancanza di condizioni abitative adeguate, di relazioni significative, di supporto dai servizi, ecc..”
(“Raccontare la povertà – Dentro storie di vita” Quarto Dossier Regionale sulla Povertà in Lombardia)