L’abc della Chiesa

La CHIESA

Quando entriamo in chiesa a Zelo B. P. non limitiamoci a coglierne solo il valore artistico o storico, ma pensiamo a quell’edificio come il luogo dove si svolgono tutti gli eventi gioiosi e drammatici della vita di una comunità, il punto di riferimento di tante persone che in quel luogo si sono incontrate con altri e con Qualcuno. Ti sembra quasi di essere a casa, tanto esso costituisce un punto di riferimento famigliare e quasi rassicurante.

 

I SANTI DELLA PARROCCHIA

Tante sono le statue di santi che oggi ornano la nostra chiesa, un tempo segno visibile di una devozione che nasceva dal cuore e dal desiderio di dare un significato alle mille difficoltà della vita quotidiana;
oggi molte di esse sono rimaste un semplice ornamento, testimonianze mute di una fede che cercava in questi santi una consolazione e una speranza;
guardando ad esse cerchiamo di scoprire il volto multiforme di Dio, ma anche quello di tante generazioni di uomini, donne e giovani che hanno costruito il nostro mondo di oggi con la fatica e il sudore del loro corpo e con la fede del loro cuore.

 

I QUADRI

Fare delle raffigurazioni della fede è sempre stato un modo vivo e immediato per trasmetterla; l’immagine, ieri come oggi, colpisce il nostro immaginario, la nostra mente e il nostro cuore; anche se il Deuteronomio proibisce categoricamente di farsi delle immagini di Dio, ciò non ha impedito ai credenti di creare dei veri e propri capolavori di arte e di fede…   Anche la nostra parrocchia ha cercato di “immaginare” la propria fede trasferendola in quadri, stendardi, vie crucis, ecc. al fine di rendere visibile ciò che giace nel cuore. Oltre agli affreschi e alle statue, che abbiamo già visto, le nostre chiese sono costellate di varie opere che richiamano in continuazione il desiderio di “vedere” ciò che si crede. E’ un cammino di fede che ancora oggi possiamo percorrere.

 

LE CROCI

La croce è il simbolo cristiano per eccellenza; ci ricorda sempre come Dio ha salvato l’umanità, sacrificando suo Figlio Gesù. Proprio per questo motivo le comunità parrocchiali hanno dato fondo alla propria creatività nel forgiare croci dei più svariati tipi con le più svariate decorazioni…

Esistono due tipologie di croce:

CROCE DA ALTARE: come dice il suo nome è posta sull’altare, sostenuta da un basamento e normalmente accompagnata o meno da una serie di sei candelabri aventi lo stesso motivo sulla base del fusto.

CROCE ASTILE: si tratta di una croce simile a quella da altare, alla quale ha dato origine, ma invece di poggiare sopra una base, è fissata sopra un’asta debitamente decorata o dipinta, la cui altezza complessiva è circa di due metri.

Esiste poi il CROCIFISSO PROCESSIONALE composto da una pezzo unico facente funzione di croce, sulla quale è posto Cristo crocifisso.

 

EUCARESTIA

Sin dalle origini la chiesa ha sempre percepito l’importanza che il sacramento della eucaristia costituiva per la sua stessa esistenza: attorno ad essa la comunità cristiana si riunisce in assemblea per celebrare la morte e la risurrezione di Cristo. A partire dal XIII secolo comincia a diffondersi anche il culto eucaristico al di fuori della messa, proprio per il bisogno che il credente avverte di riferirsi costantemente alla presenza reale di Cristo…  Ovviamente anche l’arte si è sbizzarrita nel creare oggetti che sempre più possano manifestare le fede e la devozione in questa Presenza. Per sommi capi, gli oggetti legati all’eucaristia e al culto eucaristico possiamo distinguerli in: calice, patena, ampolline, pisside o ciborio, ostensorio, turibolo, navicella, secchiello porta acquasanta, espositorio.

I Paramenti Liturgici

 I vari colori scandiscono i tempi liturgici: Il colore bianco nel tempo pasquale e nel tempo natalizio; nelle celebrazioni del Signore, escluse quelle della Passione; nelle feste e nelle memorie della beata Vergine Maria, dei Santi Angeli, dei Santi non Martiri, nelle solennità di Tutti i Santi (1 novembre) e di san Giovanni Battista (24 giugno), nella festa della Cattedra di San Pietro (22 febbraio) e della Conversione di san Paolo (25 gennaio). Il colore rosso si usa nella domenica delle Palme e nel Venerdì santo, nella domenica di Pentecoste, nelle celebrazioni della Passione del Signore, nella festa degli Apostoli e degli evangelisti e nelle celebrazioni dei Santi Martiri. Il colore verde si usa nelle Messe del tempo ordinario. Il coloreviola si usa nel tempo di Avvento e di Quaresima, e nelle Messe per i defunti. Il colore rosaceo si può usare nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima).

Le vesti usate nelle celebrazioni liturgiche sono derivate dalle antiche vesti civili greche e romane.  Come emerge da alcuni scrittori ecclesiastici, i ministri sacri portavano le vesti migliori, riservate per tale occasione.  Vediamoli in dettaglio:

AMITTO, un panno di lino rettangolare munito di due fettucce, che si appoggia sulle spalle e si fa poi aderire al collo; infine si lega attorno alla vita. L’amitto ha lo scopo di coprire l’abito quotidiano attorno al collo, anche se si tratta dell’abito del sacerdote. Con richiamo alla Lettera agli Efesini 6,17, l’amitto viene interpretato come «l’elmo della salvezza», che deve proteggere dai pensieri e desideri cattivi durante la celebrazione.

CAMICE O ALBA è la lunga veste bianca indossata da tutti i sacri ministri, che ricorda la nuova veste immacolata che ogni cristiano ha ricevuto mediante il battesimo.

CINGOLO: sopra il camice, all’altezza della vita, è indossato un cordone di lana o di altro materiale adatto che si utilizza a mo’ di cintura; nel simbolismo delle vesti liturgiche, il cingolo rappresenta la virtù del dominio di sé. (cf. Galati 5,22).

MANIPOLO è lungo meno di un metro, si porta sull’avambraccio sinistro e fissato da un fermaglio o da fettucce. Questo paramento forse deriva da un fazzoletto (mappula) che era portato dai romani annodato al braccio sinistro. Siccome lamappula si utilizzava per detergere il viso da lacrime e sudore, gli scrittori ecclesiastici medievali hanno assegnato al manipolo il simbolismo delle fatiche del sacerdozio. Oggi è entrato in disuso.

STOLA è l’elemento distintivo del ministro ordinato e si indossa sempre nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. È una striscia di stoffa, di norma ricamata, il cui colore varia secondo il tempo liturgico o il giorno del santorale. È il paramento che indica più di ogni altro lo stato di ministro ordinato. Il diacono la porta di traverso.

CASULA O PIANETA, la veste propria di colui che celebra la Santa Messa. I libri liturgici hanno usato in passato i due termini latini casula e planeta come sinonimi. Mentre il nome di planeta si usava particolarmente a Roma, il nome di casuladeriva dalla forma tipica della veste che all’origine circondava interamente il ministro che la portava simboleggiando la carità che è al di sopra di tutto.

DALMATICA, veste liturgica tipica del diacono; ampia tunica, lunga fin sotto i ginocchi, adoperata in Dalmazia e poi in tutto il territorio dell’Impero romano dal 2° sec. d. C. Nella liturgia latina è rimasta in uso come veste liturgica, larga e aperta ai lati, con maniche ampie e corte e scollata.

PIVIALE, propriamente «mantello da pioggia»; ampia veste liturgica di stoffa pregiata, di forma semicircolare, come un grande mantello, originariamente con cappuccio, aperta davanti, fermata sul petto da un fermaglio e lunga fino ai piedi, e ornata nella parte posteriore dal cosiddetto scudo; entrata nella liturgia tra il 7° e l’8° sec., è attualmente usata fuori della Messa, come nelle benedizioni, consacrazioni e processioni.

VELO OMERALE o CONTINENZA, lunga striscia di seta o di lino che si poggia sulle spalle con i due lembi pendenti sul petto e che serve per coprire le mani tenendo oggetti sacri. Il velo della benedizione eucaristica venne in uso nel sec. XIV.

 

Le acquasantiere

Quando entriamo in una chiesa compiamo un gesto abituale, a volte quasi meccanico: intingere la mano nell’acqua benedetta e fare il segno di croce.
Certamente non pensiamo che quell’acquasantiera (così si chiama il recipiente che la contiene) ha una storia lunga, a volte secolare; per tanto tempo quell’oggetto è stato spettatore muto di tante persone che entravano in chiesa per incontrarsi con il Signore, e lui, muto, svolgeva il suo umile servizio sapendo che quasi nessuno si accorgeva di lui. L’acquasantiera è un oggetto del quale possiamo anche fare a meno, ma quando entriamo in una chiesa automaticamente lo cerchiamo e se non c’è ci sembra che manchi qualcosa.

 

Reliquie e Reliquiari

Nei primissimi secoli del cristianesimo il culto delle reliquie nasce soprattutto come memoria e venerazione della tomba di un martire. La storia delle reliquie è molto legata al pellegrinaggio. Siccome non tutte le persone erano in grado di fare un pellegrinaggio, sia per ragioni di salute, di denaro o altre, era abitudine riportare una reliquia che poteva trasmettere il potere taumaturgico di un personaggio santo…  

La storia delle reliquie è molto legata al pellegrinaggio. Siccome non tutte le persone erano in grado di fare un pellegrinaggio, sia per ragioni di salute, di denaro o altre, era abitudine riportare una reliquia che poteva trasmettere il potere taumaturgico di un personaggio santo. Soprattutto pellegrini che andavano a Roma riportavano quantità di reliquie poi in parte distribuite come regali alle persone care rimaste a casa. Il possesso di molte reliquie era motivo di grandezza e di prestigio per una chiesa. Il vaso utilizzato per l’esposizione e la venerazione delle reliquie, si chiama reliquiario.

 

GLI ARREDI

Anche la chiesa, come ogni casa che si rispetti, ha il suo arredamento che ovviamente è in sintonia con le esigenze del luogo sacro nel quale è collocato. Anche in questo caso la tradizione e la pietà popolare hanno saputo coniugare efficacemente l’utilità dell’oggetto alla sua preziosità artistica; il legno lavorato a mano rivela tutto il suo splendore, da una parte e la sua ricchezza ornamentale, dall’altra. Nella nostra chiesa non abbiamo pezzi straordinariamente artistici, anche se alcuni elementi meritano una certa considerazione.