Il libretto dei canti

Il libretto dei canti Musica-e-Liturgia

Il libretto dei canti è probabilmente il più importante strumento che consente di creare “un sola voce” che canta la lode a Dio.
In Italia purtroppo troppo spesso è trascurato, mentre altrove è una delle cose basilari che si trovano in una chiesa.

Cos’è un libretto dei canti
Prima di tutto, cos’è un libretto dei canti? Contiene i canti che consentono di coprire tutti e tre gli anni liturgici (ricordiamoci che le Liturgie Eucaristiche non sono uguali tutti gli anni, ma a cicli di tre: anno A, anno B e anno C). Sarebbe impossibile da parte dell’assemblea (ma non solo) ricordare tutti i canti necessari a memoria, quindi per prima cosa, se vogliamo che l’assemblea canti o quantomeno segua, dobbiamo dargli lo strumento per farlo.
In secondo luogo, è uno “strumento di progetto”. Attraverso di esso e dei canti che ci sono inseriti, di fatto si dichiara non solo ciò che la comunità è e canta, ma anche verso dove vuole andare. Se fatto bene, se “progettato” bene, è uno strumento formidabile per creare quel senso di comunione parrocchiale, che tanto manca in molte realtà oggi, e per dire quali canti vogliamo imparare, che stile adottare, che attenzione avere, e chi più ne ha più ne metta. In una parola, “camminare” con la musica.

Progettare un libretto dei canti
Come si progetta un libretto dei canti? In realtà non è una cosa banale, e deve essere fatta da qualcuno esperto: per questo si parla di progetto. Non è una semplice raccolta di canti.

Deve contenere:
– i canti che attualmente vengono fatti
– i canti che si vogliono inserire ex novo nei prossimi 4-5 anni
– deve coprire tutte le parti della Liturgia Eucaristica, avendo quindi dei canti:

  • di ingresso croce
  • di offertorio
  • di comunione
  • finali

ma anche i vari temi dei tre anni liturgici, quindi:

  • canti mariani
  • canti penitenziali
  • canti allo Spirito Santo
  • canti alla Trinità
  • canti al Santo Patrono
  • canti battesimali
  • alcuni canti specifici delle letture

Il libretto degli spartiti 
Insieme, e si sottolinea insieme, al libretto dei canti, va realizzato il libretto degli spartiti.

Specifichiamo subito i termini: uno spartito è il testo con la musica, non è assolutamente il testo con gli accordi. Se cerchiamo su internet degli spartiti, inseriremo la parola “sheet” (che significa appunto spartito), e troveremo testo con musica: quello è lo spartito. Ciò che comunemente viene indicato come “spartito” nelle nostre parrocchie (si provi a fare la stessa ricerca con il termine “spartito” e il titolo di un canto), cioè il testo con gli accordi, non serve a nulla. Il motivo? Semplice: non dà alcuna indicazione sulla melodia di un brano, né tantomeno sul suo tempo. Lo spartito è ciò che ci dice come è stato scritto il brano: senza, andremo ad orecchio, spesso banalizzando sincopi, pause, note di passaggio che arricchiscono lo spartito e che invece si eliminano perché con l’abitutine si tende ad andare ad orecchio, e si impoverisce (cosa diversa dal semplificare) un canto. Spesso si elidono anche note o passaggi ritenuti troppo difficili (mentre invece con poco studio si potrebbero tranquillamente imparare). Il risultato peggiore di tutto questo, è che ognuno sa lo stesso canto a modo suo, e diventa un problema cantare insieme anche solo all’interno della stessa parrocchia, figuriamoci incontri più grandi.

Il libretto degli spartiti va fatto speculare al libretto dei canti, e deve contenere:

  • spartiti il più possibile originali, contenenti almeno il rigo del canto e gli accordi
  • ove non sono disponibili spartiti, è compito di chi fa il canto scriverlo: se non è possibile scriverlo, è meglio toglierlo dal libretto
  • la numerazione deve essere ovviamente la stessa del libretto dei canti
  • in appendice tutte le parti di cui sotto si dice escluse dall’annuncio dei canti.

Il libretto degli spartiti fatto in questo modo, permette a più persone di avvicinarsi a questo servizio e ad impararlo.

L’annuncio dei canti
Un libretto ben fatto è quasi inutile se non si annuncia il canto. Iniziare il canto senza annunciarlo, significa che l’assemblea lo deve riconoscere, cercarlo, trovarlo e solo dopo incominciare a seguirlo: probabilmente l’avremo già finito. Invece il canto va annunciato, in modo chiaro e conciso.elenco canti

Non vanno assolutamente annunciate le parti fisse e gli inni: quindi niente numero del Kyrie, del Gloria, del Santo, dell’Agnello di Dio, ecc. Se annunciati, si spezza un dialogo, ed è inutile visto che le parole sono e devono essere sempre le stesse (niente variazioni sul tema per questi canti; ma per questo ci sarà un altro articolo).
Nelle chiese d’oltralpe, si trova praticamente sempre un tabellone, più o meno gradevole, con i numeri dei canti di quella celebrazione (cfr. foto a dx): sarebbe una cosa splendida imparare a farlo anche da noi, in questo modo tutti sanno quali sono i canti che si faranno quel giorno.

Quanti libretti dei canti?
A questo punto ci si può chiedere: ma è meglio fare un libretto dei canti per ogni Liturgia, magari uno per ogni periodo (Avvento, Natale, ecc), oppure uno unico e per tutta la parrocchia?
La risposta, considerando quello che abbiamo detto sopra, viene da se: uno unico, per tutta la Parrocchia e per tutti i tempi liturgici. Non necessariamente tutti devono fare gli stessi canti, ma avere sullo stesso libretto i canti di tutti, permette di sentirsi molto più “fratelli”, imparando a superare il concetto dei canti “miei”, “loro” e chi più ne ha più ne metta. Questo aiuta, nelle celebrazioni obbligatoriamente comunitarie (Triduo Pasquale, per esempio), a sentirci tutti parte della stessa comunità, invece che ognuno mantenersi il proprio ruolino personale. Papa Francesco, recentemente, ci ha ricordato che “prima viene il camminare insieme, poi vengono le particolarità di ciascuno”.
Avere tutti i canti, inoltre, aiuta a farli “girare”, e magari anche a cambiarli perché si sente un canto che piace.
Infine, avere tutti i tempi liturgici permette di poter inserire nel libretto un “prontuario” dei canti, cioè come usarli a seconda del momento e del tempo: è un modo eccellente per far capire perché si fanno determinati canti in un dato momento, e a capire sempre più quello che si sta facendo in quel momento della Liturgia.

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La musica nella Liturgia: cos’è? Musica-e-Liturgia

A cosa serve la musica nella Liturgia? Risponde direttamente e semplicemente il Concilio Vaticano II, nella SC 112: “il fine della Musica Sacra è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”. Possibile? Che servisse a lodare Dio, ci è molto naturale e istintivo; ma addirittura serve alla “santificazione dei fedeli”? Addirittura. Come è possibile questo? Lo analizziamo scomponendolo per punti.
Si parla della Musica Sacra. E perché non altri tipi di musica? Perché proprio quella “sacra”? In realtà non è la musica che è etichettata come “sacra”, ma il messaggio che porta. La musica è una forma d’arte, e tra tutte le arti, è probabilmente quella più “immediata”: non si ha bisogno di “capire” o “conoscere” per esserne colpiti in qualche modo. Va direttamente al cuore, e il suo linguaggio è, come si dice, “universale”. Quando il messaggio che porta è a servizio del sacro, allora diventa Musica Sacra. E quando è a servizio della Liturgia, si parla di Musica Liturgica.
Quindi già possiamo fare un assunto: la musica che usiamo nella Liturgia non è e non può essere casuale, ma deve partire da quella particolare Liturgia, quel particolare momento in cui è inserita. Essa veicola un messaggio, esattamente come la Parola e i Segni, che deve essere coerente con quello che la Liturgia sta esprimendo in quel momento. Detto molto semplicemente: se un fedele non viene toccato dalla Parola, o non viene toccato dal Segno, si tenta di toccarlo con la Musica. Ma quel “tocco” deve essere lo stesso della Parole e del Segno, non un altro. Ed è quel “tocco” che santifica, nell’accezione più cristiana del termine.
Si badi bene: finora non si è specificato che Liturgia: perché questo concetto vale per una Liturgia della Parola, per una Liturgia Penitenziale, per un momento di preghiera. E massimamente vale per la Liturgia Eucaristica, in cui Dio si fa uomo in Cristo non per umanizzare Dio, ma per divinizzare l’uomo. E la musica, di conseguenza, deve riuscire a far presente questo.
In definitiva, ora, è facile capire cosa è la musica nella Liturgia: non è colonna sonora, non è riempimento, non è “sfogo musicale” del singolo o del gruppo. E’ Parola fatta musica. Se vi par poco….