più noto come Giuseppe Gilera nato a Zelo Buon Persico il 21 dicembre 1887 è stato un imprenditore italiano, fondatore della azienda automobilistica italiana Gilera.
Nasce alle ore sei antimeridiane a Zelo Buon Persico, piccolo paese a sud-est di Milano da Santo Gellera (Gillera nell’atto di battesimo) e da Giuseppa Farina, sesto di sette figli.
Zelo: Onorata la memoria di Giuseppe Gellera, il fondatore della celebre casa motociclistica italiana Il comune non dimentica il suo mito: Giuseppe Gellera, Gilera, il fondatore dell’omonima casa motociclistica. Durante la sagra, celebrata sotto la pioggia, è stata scoperta una targa in suo onore. La si può vedere in piazza Italia, lì dove prima era la casa natale di Gellera. Lo confermano anche i racconti della Sig.ra Omacini Adelaide, moglie di Mario Oreglio detto Mario Moro nipote di Diamante Gellera che a sua volta era cugina di Giuseppe Natale Gellera, la casa natale si trovava in Corte Vecchia o Bassa con accesso (oggi da Via Falcone), con una moltitudine di famiglie che si dividevano le case coloniche. Ora tutto è diverso, si è trasformato: non c’è più la cascina, c’è un palazzo che ospita sul suo muro un rettangolo d’oro con su scritta una dedica.
Alla manifestazione erano presenti i nipoti del fondatore della casa motociclistica Massimo e Fabio Lucchini, con il cugino Silvano Grana (figlio di Rosolino, ottimo pilota degli anni ‘30), che hanno testimoniato il loro apprezzamento per l’iniziativa. Il Sindaco di Zelo B. P. Paolo Della Maggiore: «È stato bello riallacciare i legami con il paese natio da parte degli avi. Per noi è un’appuntamento importante e i Lucchini/Gilera si sono dimostrati molto disponibili, accompagnandoci in questa Sagra 2010 che ha visto la partecipazione anche di una delegazione del Registro Storico Gilera». Questo è il secondo memorial in onore di Giuseppe Gellera “imprenditore italiano e fondatore
Nel 1896 Giuseppe è con la famiglia a Milano e nel 1899 inizia a lavorare come apprendista alla F.I.V. Edoardo Bianchi, nel 1909 passa alle dipendenze di Ernesto Bucher come meccanico motociclista: lavora lì per quattro anni, poi compie una breve esperienza presso la Motorêve diGinevra, nella filiale italiana di via Magenta a Milano. Nel frattempo frequenta i corsi di disegno serali all’Accademia di Belle Arti di Brera e nel 1909, a 22 anni, costruisce la sua prima moto, la VT 317.
Giuseppe Gilera durante un allenamento nel 1910
Tra il 1908 e il 1912 partecipa a diverse corse motociclistiche: vince per tre anni consecutivi la Como–Brunate, gara in salita; è primo, nel 1911, al Trotter di Milano e si impone, a media record, nel 1912 al circuito di Cremona.
Il 7 maggio 1914 Giuseppe si sposa a Cremona con Ida Grana originaria diCastelnuovo Bocca d’Adda (LODI) e, dopo un figlio perduto, nascono Giliola (6 luglio 1915), Olga (7 luglio 1921) e Ferruccio (25 marzo 1930 – 9 ottobre 1956)
Nel 1916 Giuseppe si trasferisce ad Arcore: per un anno circa la piccola officina viene ospitata presso i capannoni dell’industria del legno Bestetti, poi trova la prima sede propria in Borgo Milano, attuale via Casati.
Nel 1917 Giuseppe è vittima di un grave incidente stradale mentre ritorna a casa in moto di sera: probabilmente non vede un carretto dal quale sporge un palo e nell’impatto si perfora un polmone che gli verrà rimosso. Viene curato dal dottor Krenzlin prima nel sanatorio di Prasomaso (nell’altaValtellina), ma poi egli gli suggerisce l’aria pulita di un paesino sopraVarenna, Esino Lario. Qui Giuseppe passerà parecchio tempo mentre Ida manda avanti la piccola officina ad Arcore.
Nell’autunno del 1923 acquista un terreno ad Arcore in via Cesare Battisti 68 dove viene costruito il nuovo stabilimento che resterà la sede definitiva della Moto Gilera e dove, a fianco, Giuseppe costruisce, nei due anni successivi, la propria nuova casa.
Nel 1930 partecipa alla gara Como – San Maurizio e vince nella categoria veterani; è probabilmente l’ultima gara. (dato non certo)
Nel novembre del 1934, insieme con quattro soci, costituisce la Società Anonima Cooperativa Idroelettrica delle Valli di Esino Lario (Sacivel) per assicurare al comune la fornitura dell’elettricità: la centrale elettrica sarà anche dotata di due motori diesel che Giuseppe va ad acquistare a Gallipoli e fa portare a Esino.
Nel 1938 viene aperta un’officina di moto a Tripoli, in Libia e viene mandato Valentino Grana, cognato di Giuseppe, a sovrintendere all’attività; quest’ultimo rimarrà a Tripoli e verrà fatto prigioniero; ritornerà solo dopo laseconda guerra mondiale a Genova mentre l’officina cessò ogni attività con l’occupazione inglese.
Nel 1943 la fabbrica di Arcore viene requisita dai tedeschi, la famiglia è sfollata ad Esino. Giliola convince un colonnello delle SS a non rastrellare diversi uomini di Esino, tra i quali suo padre, e a non portarli in Germania[senza fonte]. Nel frattempo la casa di Arcore è occupata da un militare tedesco, il signor Lang, che vive nella torretta: i rapporti con i Gilera rimarranno comunque buoni e Lang diventerà un funzionario dellaVolkswagen incontrandosi a Stoccarda nell’immediato dopoguerra con Giuseppe e Giliola, di ritorno da Assen.
Nel 1945 ? a seguito di forti disordini nel dopoguerra Giuseppe viene estromesso dalla sua azienda ma verrà richiamato dopo pochi mesi; durante questa pausa rivolge la sua attenzione al mare (sarà una delle grandi passioni della sua vita) e acquista in successione tre piccoli mercantili che vengono battezzati Gilera I°, Giliola e Sant’Ambrogio, con i quali darà vita a commerci marittimi nel Mar Mediterraneo.
Nel 1952 è il primo viaggio di Giuseppe e Ida a Buenos Aires. Qui incontrano il generale Peron e vengono gettate le basi che porteranno alla costituzione della Gilera Argentina S.A.C.& I. e sarà proprio in Argentina che il 9 ottobre del 1956, per una malattia tropicale, muore il ventiseienne figlio Ferruccio, erede designato al timone aziendale.
Nel 1958 Giuseppe viene nominato Cavaliere del Lavoro dal presidenteGronchi e vi è una grande cerimonia nello stabilimento di Arcore mentre, nello stesso anno, cominciano i primi scioperi nell’azienda.
Nel 1964 per sostenere la loro attività, Giuseppe e Ida effettuano un consistente aumento di capitale conferendo numerosi beni personali ma ciò non impedirà che, il 19 novembre 1969, la Piaggio acquisti i beni ed ilmarchio della Moto Gilera. Giuseppe e Ida abbandonano l’azienda fondata 57 anni prima, ma continuano ad abitare nella casa posta in adiacenza al comparto produttivo.
Nell’agosto del 1971, durante una crociera, Giuseppe ha un primo malore, dal quale si riprende; pochi mesi dopo, il 20 novembre, la sua vita giunge al termine.
DOTT. SACCHI ALBERTO
SACCHI ALBERTO
nato a Tortona il 22.08.1899
coniugato con Lossani Maria a Pavia il 26.05.1927
immigrato a Zelo B.P. il 21.03.1928 dal Comune di Alessandria
è stato medico condotto dal 1928 al 1970
deceduto a Zelo B.P. il 09.10.1970 nella sua abitazione
(ha abitato in via Roma n. 28, Via Roma n. 40 e in Via Dante n.66, dove è deceduto – n. civici di allora).
Moglie: LOSSANI MARIA
nata a Cava Manara il 09.07.1897
immigrata a Zelo B.P. il 21.03.1928 dal Comune di Alessandria
era casalinga ed è stata insegnante elementare
emigrata a Bottanuco (Bg) il 01.12.1972
Figlia: SACCHI CARLA
nata a Zelo Buon Persico il 15.01.1928
coniugata con Invernizzi Mario a Tortona il 06.04.1953
iscritta a Zelo B.P. dalla nascita
è stata farmacista
emigrata a Bottanuco (Bg) il 17.08.1967
ha abitato in Via Roma e poi in Via Adda n.11 – Fraz. Bisnate
Figlio: SACCHI ADOLFO
nato a Zelo Buon Persico il 13.05.1930
coniugato con Bocca Maria a Pavia il 25.08.1975
iscritto a Zelo B.P. dalla nascita
è stato anche lui medico (dentista)
emigrato a Roma il 24.07.1976
deceduto a Roma il 27.02.2010
Don Antonio Arioli: Dall’anagrafe del Comune di Zelo B. P. non si è trovato il cartellino anagrafico quindi non sappiamo quando se ne sia andato da Zelo, però è stato trovato l’atto di nascita: E’ deceduto all’ospedale di Legnano don Antonio Arioli, il sacerdote fondatore la Compagnia teatrale dei Legnanesi. “Ci ha lasciati un sacerdote che ha svolto la sua missione in maniera esemplare – commenta il dr. Massimo Gasparri, già sindaco di Rescaldina e medico che ha assistito don Antonio fino alla fine – ma ci lascia soprattutto un uomo dalla risorse infinite e di una umanità unica”. “Quando il 25 aprile 1959 è arrivato a Rescalda – prosegue il medico – mancava tutto. E’ stato lui a far costruire la sala cinematografica, la posta, la banca, la farmacia, poi l’attuale chiesa, la cui forma architettonica vuol essere in omaggio al Cervino. Appassionato di montagna, ha scalato più di una volta il Monte Bianco. Un personaggio straordinario”. Anche don Gianni Proserpio, che gli è succeduto come parroco, ha un ricordo particolare: “L’espressione “mettersi a riposo” gli era oscura – afferma il sacerdote – . Diceva ancora una messa al giorno, mi sostituiva quando ero assente, visitava gli ammalati, si recava in chiesa un’ora prima della funzione e pregava, pregava. Aveva una fede grandissima. Per il 60° di sacerdozio gli avevo proposto un volo in elicottero sul Resegone, dove lui aveva piantato una croce. Mi ha risposto: “Cosa credi? Posso andarci con le mie gambe!”. Ma la fama più costante nel tempo che ha seguito don Antonio si riferisce alla fondazione del gruppo iniziale che avrebbe dato vita alla compagnia dialettale “I Legnanesi”. Siamo nel 1947 – leggiamo nel volume La Teresa – Storie grame di povertcrist a cura di Renato Besana e Giorgio D’Ilario – in piena ricostruzione, Milano è ancora lontana per la gente che vuole godersi uno spettacolo. Musazzi decide così di sopperire a questa esigenza e inventa la formula del suo teatro. All’inizio solo monologhi, poi scrive un canovaccio che prevede anche personaggi femminili, ma il coadiutore della parrocchia del Santo Redentore, don Antonio Arioli, lo blocca: “Tu sei matto! Sa po nó, sa po nó” . Il card. Schuster aveva infatti diramato una disposizione che impediva agli uomini di recitare insieme alle donne negli oratori parrocchiali.(…) Musazzi aggira l’ostacolo: tutte le parti femminili saranno recitate da uomini travestiti da donne. Il primo spettacolo, E un dì nacque Legnarello, va in scena l’8 dicembre 1949.Il successo è crescente ma quando Musazzi chiede a don Arioli almeno un rimborso spese, si sente rispondere che “negli oratori si lavora gratis”. “I rescaldesi – leggiamo in “Partecipare” periodico di Rescaldina – hanno avuto il privilegio, forse irripetibile, di avere, come parroco, una persona ineguagliabile che ha lasciato un segno positivo in tutte le tappe del proprio percorso di vita e di sacerdozio. Ogni rescaldese, con il profondo amore che nutre per il suo “Don”, deve esserne orgoglioso. Grazie “Don”! “.
Giuseppe Sabbioni Campione del Mondo in Belgio Campione di Tiro al Piattello Giuseppe Sabbioni nasce a Mignete frazione di Zelo Buon Persico il 24 dicembre 1928, ultimo di sei fratelli, per necessità economiche della famiglia si avvicina molto presto al mondo del lavoro, facendo il fattorino. Vinti 16 Granpremi CAMPIONE DEL MONDO IN BELGIO Si emoziona ancora parlando del suo colpo di fortuna: “nel 1983 vinsi un campionato italiano a Brescia e dopo le premiazioni venni avvicinato da un signore di nome “Maiocchi””, proprietario dell’omonima casa produttrice di munizione (cartucce). Maiocchi mi chiese: “ Signor Sabbioni, lei che cartucce usa?” e io risposi: “ le più economiche sul mercato”. Fu così che il Sig. Maiocchi strinse un accordo con Giuseppe che prevedeva un crescente premio in munizioni ad ogni campionato italiano e gran premio vinto. Sabbioni alle Olimpiadi di Los Angeles Senza tralasciare la sua professione di Guardia Giurata Venatoria svolta per oltre quarantenni e l’impegno come istruttore di tiro a volo nei poligoni milanesi, dopo tante ore e sacrifici di allenamento nell’ottobre del 1983, Giuseppe vince a Bologna un Granpremio che gli comporta la selezione alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. La carriera tiravolistica di Giuseppe termina nel 1985 dopo un intervento chirurgico alla spalla, costringendolo a lasciare sia l’attività sportiva sia l’attività amatoriale della caccia. CRENNA ANDREA Discorso letto alle ore 10,45 in piazza a Zelo Buon Persico, in occasione della posa della targa dedicata a CRENNA ANDREA Vorrei prima di tutto ringraziare tutte le associazioni presenti: l’Anpi, i reduci ed i combattenti, l’aeronautica, la banda e la protezione civile. E’ d’obbligo ricordare alcuni momenti importanti di quel periodo storico – il 1848- l’anno della rivoluzione direi “europea “. UN paese, Zelo Buon Persico, stanco di un governo austriaco che imponeva una forte tassazione per il mantenimento di un ‘opera _ IL PONTE IN LGNO DI BISNATE _ nel 1847. E fu proprio in quei giorni che dalle nostre terre e da quelle limitrofe, partirono 40 volontari per portare soccorso ai cittadini di milano , una città in rivolta, che con la loro lotta selle barricate stavano cercando di cacciare lo straniero dalle nostre città, e dalla Lombardia. Fu un coadiutore di Paullo , Don Carlo Moro che partì con i volontari, e si portò sotto le mura di Milano, a dare man forte. Il nostro concittadino Crenna Andrea a cui oggi dedichiamo questa targa, lavorava presso Porta Tosa ( Porta Vittoria ) in un’osteria. Non sappiamo se in questi giorni fosse al seguito, di Don Carlo Moro, o se avesse già combattuto sulle barricate a Milano, ma sappiamo che proprio in quei giorni venne ferito, e morì il 29 Marzo 1848. Il nome del nostro concittadino e posto già sul monumento ai caduti in Piazza 5 giornate, è posto già sul monumento ai caduti in largo augusto, insieme a tutti gli altri cittadini Milanesi e delle altre province Lombarde che a centinaia perirono per liberare Milano. Per questo motivo abbiamo sentito il dovere , di porre anche il suo nome e di vederlo campeggiare, sul monumento ai caduti , nella nostra cittadina. Piercarlo Pizzi Giornata dell’Unità d’Italia 17 Marzo ore 10,30 – Targa ad Andrea Crenna L’Amministrazione Comunale di Zelo B. P., il Gruppo Storico e Culturale, le Associazioni ANPI, Combattenti e Reduci, Aeronautica Militare e il corpo bandistico G. Verdi di Zelo Vi invitano: Domenica 17 Marzo 2013 – Ritrovo: ore 10,30 in Piazza Italia Alzabandiera Una targa per ricordare che l’Italia “è stata fatta” anche attraverso notevoli sacrifici, tra cui la vita dello zelasco Andrea Crenna Tra i “ribelli per amore della libertà” spicca Don Carlo Moro, un prete di Paullo, il quale organizzò una colonna di giovani che si batterono con coraggio a Porta Tosa-Porta Vittoria, ed ancora a Paullo. L’intento è quello di promuovere a Zelo, come accade anche negli altri paesi del mondo, il rispetto dei simboli civili che rappresentano la nostra comunità nazionale ed il nostro Stato. Assessore alla Cultura Luciano Castoldi Crenna Andrea di Zelo Buon Persico cameriere d’anni 23 caduto durante le Cinque Giornate di Milano. Le avvisaglie del successo, di questa felice e virtuosa unione, cominciarono a manifestarsi con le epiche Cinque Giornate di Milano, 18-22 marzo 1848. Tutte le località del Sud Est Milano presero parte attiva alla rivoluzione, e i patrioti provenienti per esempio da Peschiera, Mediglia, San Donato, Melegnano, Vizzolo, Segrate e così via diedero un contributo determinante alla vittoria. Prof. Sergio Leondi
Attilio Lombardo campione Italiano Nato in provincia di Caserta ma trasferitosi fin da bambino a Zelo Buon Persico, iniziò a giocare nella squadra giovanile dell’Oratorio di Zelo, mosse i primi passi nel mondo del calcio professionistico in Serie C2, appena diciottenne, con la maglia del Pergocrema, passando poi nel 1985 alla Cremonese in serie B.
Sampdoria Passò poi alla Sampdoria nel 1989, sotto la guida di Vujadin Boškov, dove vinse la Coppa delle Coppe 1989-1990, lo storico scudetto nel 1990-1991, la Supercoppa Italiana nel 1991 e la Coppa Italia 1993-1994giocando insieme a giocatori indimenticati come Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Pietro Vierchowod,Gianluca Pagliuca, Moreno Mannini, Fausto Pari, Luca Pellegrini, Srecko Katanec, David Platt e Ruud Gullit. Fu fra i giocatori cardini di quella squadra che diede lustro alla città di Genova, arrivando a conquistare anche la finale di Coppa dei Campioni nel 1991-1992, persa nei supplementari per un gol di Ronald Koeman.
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La “bandiera” del ciclismo amatoriale: «La bicicletta è una cosa meravigliosa» | |
Esempio vivente della semplicità fatta persona, punto di riferimento di tutti coloro che amano la vita intesa con rettitudine e dedizione totale alle “cause buone”. Si chiama Gianpaolo Rizzotto, classe 1945, nativo di Gottolengo (Brescia), sangue misto veneto-bresciano (papà Luigi, morto 18 anni fa, era di Bolzano Vicentino, mamma Maria è bresciana, ha 94 anni), una grande vocazione sportiva (è il presidente provinciale lodigiano in carica di Acsi, la federazione dei ciclisti amatoriali) ed umanitaria (frequenta attivamente, specie da quando è in pensione, come volontario, la associazione Filo d’Argento di Zelo Buon Persico). Paolo – come viene chiamato da tutti – è davvero un personaggio a tutto tondo, capace di suscitare profonda simpatia in tutti i suoi interlocutori proprio per via di quella sua disarmante semplicità mista a convinzioni profonde e ad una convinta determinazione sulle cose da fare. La sua grande passione, sin da ragazzo, è il ciclismo. Già atleta nella Federciclo, da due anni è presidente della federazione provinciale lodigiana degli amatori, l’Acsi. Ma non ha mai smesso di gareggiare anche in età avanzata, rallentando solo negli ultimi tempi per seguire i saggi consigli dei medici. Sposato da 39 anni con la signora Maria Pia Tortorelli, ha due figlioli, Marco e Marzia, entrambi coniugati. Rizzotto, abbiamo dimenticato qualcosa nella sua scheda personale?«Volendo fare i pignoli aggiungerei che ho conosciuto mia moglie, che è pugliese di San Giovanni Rotondo, in una festa di amici a Pioltello, qui nella zona. Tra le cose che mi sono piaciute in lei è che… sopportava la mia smisurata passione per il ciclismo. Per me la bicicletta è una “cosa” meravigliosa: Maria Pia mi ha sempre sostenuto, così come i miei due figli, entrambi militanti nella federazione ciclistica amatoriale come giudici di gara, al pari di mio genero e di mia nuora. Insomma, siamo davvero una famiglia di sostenitori delle due ruote per amatori». Già, lei appartiene ad una famiglia parecchio numerosa… «I miei genitori erano persone semplici, gente di campagna, quindi amavano la prole numerosa. Io sono il primo di otto fratelli, dopo di me sono nati Ivan, che milita nella mountain bike e quest’anno ha vinto il titolo provinciale nella sua categoria, Riccardo, Loredana, unica femmina della combriccola, Renato, Oscar, Domenico, purtroppo venuto prematuramente a mancare due anni fa quando era presidente della nostra società ciclistica, infine Giuseppe. Tenga conto che ci sono poi fior di nipoti: Claudio, figlio di Ivan, è campione lombardo di mountain bike e vincitore finale della Columbus Cup, mentre Christian, rampollo di Giuseppe, vanta il titolo provinciale lodigiano e quello lombardo sempre nella mountain bike. Mi consenta di fare ancora un breve riferimento a mio fratello Domenico: era un pozzo di iniziative, sempre in fermento, la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile: noi continuiamo, tutti quanti, a masticare ciclismo amatoriale nel suo ricordo». Bene, Paolo, fatte le presentazioni entriamo nel merito del suo personaggio… «Immagino che si riferisca prima di tutto alle mie esperienze di corridore. Ho cominciato a 16 anni: lavoravo in una azienda di giocattoli a Milano ed abitavo a Pantigliate, andata e ritorno li facevo in bici, consideravo quel pedalare come i miei allenamenti. Correvo per puro diletto e senza grandi pretese, mi piaceva cercare, nel mio piccolo, di imitare le gesta dei grandi Coppi e Bartali. Francamente non ho mai pensato di diventare un fuoriclasse: diciamo che lavoravo molto di fantasia, ma devo comunque dire che qualche buon risultato l’ho pure ottenuto. Da Pantigliate poi la mia famiglia ha “migrato” nelle cascine di Caleppio, Mezzate di Peschiera Borromeo, Comazzo. Quando mi sono sposato risiedevo con i genitori proprio a Mezzate, ma da 23 anni tengo casa a Zelo Buon Persico. Le famiglie di tutti gli altri miei fratelli sono sparpagliate nella zona». Ad un certo punto della sua carriera atletica scopre il “fuoristrada”… «Dapprima il ciclocross. Ricordo che quando già ero tra i dilettanti correvo nelle classiche di cross al fianco di fuoriclasse tipo Renato Longo, che poi avrebbe vinto due titoli mondiali tra i professionisti, ed i fratelli Guerciotti. Arrivai a un passo dalla nazionale, ma i soliti problemi di lavoromi frenarono. Al punto tale che, lo dico senza rammarico, ad un certo punto fui costretto addirittura a lasciare la federazione ciclistica per passare tra gli amatori Udace perché continuare a coniugare la “pagnotta” con il ciclismo agonistico era diventato insostenibile. Ho iniziato a correre con la maglia della Europhon, poi sono stato con il Ciclo Lombardo, quando conobbi i fratelli Guerciotti accettai volentieri di correre con la loro GBC. Passato tra gli amatori sono finito nel G.C. Comazzo e quindi nella Fratelli Rizzotto». Vale a dire la società ciclistica di base fondata dalla sua famiglia…«Sì, proprio così. Grazie alla Coop Lombardia e ad altri validissimi sponsor siamo riusciti, con i miei fratelli, a fondare un gruppo sportivo. È accaduto nel 1967, quindi ben 46 anni fa. Proprio nell’anno di fondazione ho ottenuto la grande soddisfazione di vincere la prima maglia di campione italiano ciclocross dell’Udace: la data è quella del 15 gennaio 1967 a Tarcento, in provincia di Udine, naturalmente ci andammo con i nostro mezzi facendo sacrifici enormi. Non dimenticherò mai quella esperienza». Un evento, pensiamo, che venne festeggiato alla grande… «Ma con la semplicità dei nostri poveri mezzi. Devo dire che, lasciati i progetti della Federciclo per le ragioni che ho ricordato, quella maglia mi regalò una gioia immensa, rappresentava il coronamento dei famosi miei sogni che si erano avverati in un freddo pomeriggio friulano. Visto che ci siamo mi consenta di aggiungere che nel corso degli anni la Fratelli Rizzotto Coop Lombardia ha maturato altri risultati eccellenti, tra cui ricordo 5 titoli mondiali, 8continentali, 35 maglie tricolori, 30 titoli lombardi ed una serie infinita di campionati provinciali. Le cito un riferimento tra i tanti: per ben tre anni di fila la Fratelli Rizzotto Coop Lombardia è risultata la migliore società nel Gran Premio Nazionale Industria e Commercio, un distintivo prestigiosissimo». In effetti, negli anni il suo sodalizio ha tenuto davvero banco… «Noi ci rivolgiamo in modo speciale alle discipline fuoristrada, cioè ciclocross e mountain bike, vale a dire, secondo gli esperti, il ciclismo del domani. Però non disdegnamo l’attività agonistica su strada e le cosiddette cicloturistiche: le nostre maglie giallo-verdi sono sempre temute e rispettate. In questi anni contiamo ben 55 iscritti tra agonisti e cicloturisti, di sicuro una delle società più numerose in circolazione, ma anche tra le prime come numero di gare organizzate. Rispondiamo volentieri agli inviti che ci vengono da svariati paesi, anche fuori provincia, per organizzare manifestazioni ciclistiche, specie nel “fuoristrada”». Lei, Paolo, successivamente a quel famoso trionfale titolo tricolore, ne ha vinto un altro, anche se dopo parecchi anni…«Sì, è stato nel 2005, ancora nel ciclocross, questa volta a Staffetta in coppia con Claudio Guarnieri, piacentino, da anni la nostra punta di diamante: Quello che conta per me è però valorizzare con ogni possibile mezzo la disciplina del ciclismo. In questi ultimi anni abbiamo aperto una bella finestra collaborativa, tanto per fare un esempio, con la Federciclo lodigiana organizzando in fondo alla stagione agonistica diverse prove promozionali di mountain bike riservate a bambini e bambine dai 7 ai 14 anni, aperte anche ai cosiddetti “non tesserati”, vale a dire a giovani non ancora inseriti in formazioni agonistiche. Devo dire che questa collaborazione viene molto apprezzata ed intende chiudere una lunga fase di diatribe tra le federazioni». Rizzotto, tanto tuonò con il suo entusiasmo che è arrivato alla carica di presidente provinciale…«Mi creda, per volere delle società ciclistiche amatoriali del Lodigiano, non certo per vocazione personale, Fosse dipeso da me avrei continuato ad operare ai miei soliti livelli: organizzazione di base e pratica agonistica. Invece, conclusa l’epopea del grande Piero Benelli di Lodi, a cui si deve la nascita e lo sviluppo esponenziale davvero ragguardevole delle attività cicloamatoriali nel comprensorio, i dirigenti hanno voluto che assumessi l’incarico di presidente provinciale di quella che oggi si chiama non più Udace, ma Acsi. Devo rammentare che con Benelli ho fatto due mandati quadriennali come vice presidente. Da lui ho imparato molto, e ho subitoproposto di designarlo come presidente onorario. Tengo poi a ricordare che mio vice è Giuseppe Donati, altro dirigente di enorme spessore, colui che, con i suoi collaboratori, ha fatto grande la Cicloamatori Turano». Vogliamo quantificare la “forza” del comitato provinciale Acsi di Lodi?«Contiamo 33 società di base, con ben 910 tesserati tra atleti e dirigenti. Nell’annata abbiamo coordinato ben 58 eventi ciclistici, i quali hanno fatto registrare la cifra record di partecipanti di oltre settemila pedalatori. Tra gli eventi proposti ci sono stati il campionato europeo su strada organizzato dalla Mulazzanese con oltre 500 partecipanti, il campionato europeo di mountain bike, il “continentale” di cicloturismo, due tappe del campionato italiano Marathon Bike Off Road, che è una delle manifestazioni più popolari in Italia, ancora tre tappe del campionato italiano mediofondo di cicloturismo, la prova unica del campionato italiano invernale di mountain bike e il campionato lombardo di mountain bike». |
Primo Campione Italiano Udace di ciclocross
Tutto è cominciato tra le mura domestiche della famiglia Rizzotto, dove papà Luigi e mamma Maria hanno cresciuto ben 8 figli e con loro un’unica grande passione: il Ciclismo.
Gianpaolo Rizzotto è nato a Gottolengo (BS) il 6 Maggio del 1945, nelle categorie dilettantistiche correva con miti del ciclocross quali Renato Longo (2 mondiali prof. vinti) e i fratelli Guerciotti. Gli ottimi risultati gli hanno permesso di arrivare alle porte della squadra nazionale. poi purtroppo per problemi lavorativi ha dovuto interrompere l’attività agonistica e passare a quella amatoriale. Specialità preferita il ciclocross, ma negli ultimi anni molta MTB. Le squadre di appartenenza sono state: Europhon, Ciclo Lombardo, G.B.C., Comazzo e Fratelli Rizzotto Coop Lombardia.
I principali titoli conseguiti da Gianpaolo:
• 1° Campione Italiano Udace di Cross.
• Diverse maglie nazionali e internazionali.
• Campione Italiano 2005 cross staffetta in coppia con Claudio Guarnieri (Alfiere della Rizzotto).
• Svariati titoli provinciali.
• Attualmente corre nelle fila della Società F.lli Rizzotto della quale è il factotum. Inoltre riveste la carica di vice presidente provinciale Udace e collabora come volontario con il Filo d’Argento di Zelo B. P.
Nel 1967 nasce la società F.lli Rizzotto
Proprio nell’anno di fondazione la nuova Società ha ottenuto la soddisfazione di vincere la prima maglia tricolore. Infatti il primogenito della stirpe, il nostro Gianpaolo, il 15 gennaio 1967 a Tarcento (UD) è entrato nella storia del ciclismo amatoriale come il primo Campione Italiano Udace di ciclocross. Nel corso degli anni la società ha raggiunto importanti risultati tra i quali ricordiamo 5 titoli Mondiali, 8 Europei, 35 Nazionali, 30 Regionali, oltre ad infiniti titoli Provinciali. Per ben tre anni è stata la miglior Società nel Gran premio Nazionale Industria e Commercio.
L’attività della Società è rivolta sopratutto alle discipline fuoristrada (ciclocross e MTB), ma anche nelle specialità in linea le ormai mitiche maglie giallo-verdi sono temute e rispettate.
Oggi la società conta ben 55 iscritti tra agonisti e cicloturisti, sono una delle squadre più numerose affiliate ai Comitati di Milano e Lodi, nonchè una società tra le prime per il numero di gare organizzate. L’attività svolta copre tutte le fasce di età, si parte a pedalare a 12 anni e si può continuare fino agli 80.
Per info G. R. tel. 339 1396798.
Intervista a MARINO GUERCETTI