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Tempo di Avvento

AVVENTO NATALE 2023

NATALE_Zelo

CELEBRAZIONI NATALIZIE
Qui potete trovare in riassunto date e luoghi per le confessioni e le celebrazioni del Natale.
In ogni occasione dovranno essere rispettate le norme di distanziamento fisico, utilizzo corretto della mascherina, igienizzazione delle mani…
Invitiamo a lasciare le celebrazioni di Mignete agli abitanti della frazione.
Garantiamo sia per la vigilia che per il giorno di Natale una trasmissione online sul Canale YouTube OratorioZeloBP
AVVENTO 2020
La diocesi ha pensato per tutti i giovani e i collaboratori delle parrocchie di proporre ogni giorno dell’Avvento la preghiera dei vespri in streaming; l’appuntamento sarà alle ore 19.00
Non è obbligatorio partecipare tutti i giorni ma senz’altro è una possibilità in più per vivere meglio questo tempo di attesa.
Qui di seguito il link per accedere alla stanza:

Avvento 2019

L’Avvento: un cammino verso la Luce

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (Is 9,1) è uno di quei versetti tipici dell’Avvento che si addice bene al percorso che stiamo per comin- ciare. Il cammino di quest’anno prende spunto dal tema diocesano del “cammi- nare insieme” sulla stessa via, quindi non solo la collaborazione ma soprattutto la consapevolezza che la fede non è qualco- sa di privato, anzi va condivisa sul sentie- ro della vita e della storia, consapevoli di avere una meta ben precisa: Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. A livello pratico in Avvento proporremo: un segno perso- nale + impegno e preghiera; una raccolta domenicale di generi alimentari; la nove- na; le confessioni; il presepe vivente di 22 dicembre.

Il segno personale

Ad ogni bambino e ragazzo dalla I elementare alla I media verrà consegnato un cartoncino che è possibile appendere in cameretta con raffigurato un gruppo di persone, un popolo appunto che sta camminando “al buio” e striscia dopo striscia (4 come le settimane di Avvento) il buio verrà illuminato e arriverà alla Luce che è Gesù.

Raccolta alimentare

Quest’anno proporremo, in collaborazione con la Caritas parrocchiale, di portare ogni domenica di Avvento un genere alimentare ben preciso; in particolare

1 dicembre.  I° di avvento zucchero e olio

8 dicembre.  II° di avvento. caffè e tonno

15 dicembre.  III° di avvento. riso e legumi

22 dicembre.  V° di avvento. pelati e carne

Ovviamente questa iniziativa interesserà in primo luogo i partecipanti alla catechesi e le loro famiglie, ma anche tutte le altre persone di Zelo che vorranno sostenere la raccolta. Si potrà consegnare i vari generi alimentari presso l’oratorio oppure in chiesa.

 

Novena di Natale e confessioni

La novena sarà in chiesa parrocchiale alle ore 17.00 da lunedì 16 a venerdì 20 dicembre al posto della catechesi; ovviamente tutti sono invitati sempre. In questi giorni ci si prepara an- cora di più per la venuta del Signore Gesù. La preghiera è senza ombra di dubbio un ottimo metodo per vivere al me- glio questi giorni di attesa e ancora di più potrebbe essere il sacramento della confessione; non dimentichiamoci che il Figlio di Dio è venuto nel mondo, si è fatto bambino, proprio per salvarci e perdonarci i peccati. Per questo collochiamo in quei giorni le confessioni dei gruppi di catechesi.

Lunedì 16.  novena + confessioni I media. Novena-di-Natale

martedì 17. novena

mercoledì 18. novena

Giovedì 19. novena + confessioni V elementare

venerdì 20  novena + confessioni IV elementare

Sabato 21. ritiro + confessioni II e III media (alle 10.30 in oratorio)

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——————– APPUNTAMENTI DI DICEMBRE: ——————- 


AVVENTO

Martedì 3: ore 21,00: Consiglio Pastorale

Mercoledì 4: ore 21,00: Corso Biblico

Giovedì 5: ore 17,00: Adorazione Eucaristica

Venerdì 6: 1° Venerdì del mese: comunione agli ammalati

Sabato 7: ore 21,00: Cinema in Oratorio

Domenica 8: SOLENNITA DELL’IMMACOLATA: Giornata di Adesione

Mercoledì 11 alle 21.00 in chiesa formazione lettori e animatori della liturgia
Giovedì 12 alle 17.00 in chiesa formazione lettori e animatori della liturgia all’Azione Cattolica.

Venerdì 13: S. Lucia Al termine della S. Messa delle ore 8,30: Benedizione del Pane di Santa Lucia

Sabato 14: ore 17,00: NATALE dello Sportivo in oratorio

Mercoledì 18 Ore 21,00: Catechesi Adulti

Domenica 22 Ore 17,00: Presepe Vivente in Piazza Italiasan giuseppe con asinello

Lunedì 23: Concerto della Banda di Zelo in oratorio

Mercoledì 25: Buon Natale a tutti

27-29 Dicembre: Ad Assisi sulle orme di San Francesco con i ragazzi di I e III superiore

Martedì 31: ore 20,00: Capodanno in Oratorio 

Venerdì 1 Gennaio 2020 La celebrazione delle S. Messe secondo l’orario festivo

Martedì 5 Gennaio 20120 Ore 21,00 in Chiesa Parrocchiale Concerto dell’Epifania del Coro Sant’Andrea

 CONCERTO DEL’EPIFANIA

 

Alla luce di una stella

con la CORALE sant’ ANDREA APOSTOLO di zelo buon persico

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direttore: IVAN FORCATI

maestro accompagnatore: MAURO BOLZONI

Concerto per rivivere insieme le melodie del Natale

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 “E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano” di una bellissima preghiera di Madre Teresa che così continua:

E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.

E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.

E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.

E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.

E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.

 

ATTENDIAMO IL SALVATORE 

Il termine «Avvento» deriva dal verbo latino ad venio/vengo verso. Di qui «Adventus Domini, venuta del Signore». Nel tempo liturgico di Avvento, mentre facciamo memoria del Natale storico di Gesù, contempliamo la sua seconda venuta alla fine della storia.
Nella prima venuta con l’incarnazione, la parola di Dio (Lògos), per opera dello Spirito Santo, è diventata persona umana, nel grembo di Maria che ha partorito Gesù.
Nella seconda venuta Gesù glorioso ritornerà sulla terra perliberare l’umanità da ogni sofferenza e dalla morte.
Nella liturgia viviamo i tempi che precedono la venuta definitiva del Signore. Vivremo le tappe di Avvento, lasciandoci guidare da quattro verbi che caratterizzano la liturgia: vigilare, costruire strade, rallegrarsi, essere tenda di Dio.
I di Avvento
VIGILARE
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (Mc 13,37).
Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,19).
I verbi «state attenti, vegliate, vigilare, vigilate» (Mc 13,35-37) ci orientano nel cammino di Avvento, per andare incontro al Signore che viene. Si veglia, se si attende qualcosa d’importante o Qualcuno che sta a cuore; si veglia per vedere cosa succede e per prendere decisioni responsabili. Si veglia per amore…
Il profeta Isaia interpreta l’attesa ardente di salvezza del popolo con l’invocazione: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 53,19). Quando Dio squarcia i cieli, manda l’acqua che disseta la terra. Acqua che è la sua Parola. Dio ha squarciato i cieli in Gesù, Parola incarnata. Nelbattesimo di Gesù «i cieli si sono squarciati» ed egli divenne fratello solidale con noi (Mc 1,9-11).
I cieli si squarciano quando celebriamo l’Eucaristia. Nella Parola che ascoltiamo e nel Pane che mangiamo Gesù è presente fra noi, anche se non sempre lo riconosciamo. Di qui la vigilanza che vince la distrazione. I cristiani con fede e speranza pregano: «Maranà tha: Signore nostro, Gesù, vieni!» (Ap 22,17; 22,20; 1Cor 16,22).
Preghiamo
 
L. Dio, nostro Padre, che nel dono di Gesù hai squarciato i cieli per donarci l’acqua della tua Parola,
T. sana il nostro udito perché, fra le mille voci che ci bombardano, riconosciamo la

tua Parola che ci dona vita.

L. Dio buono, nostro Padre, in Gesù ci hai arricchiti di ogni dono,
T. accresci in noi il senso di responsabilità nell’uso del tempo, del denaro, del corpo e nella relazione con gli altri.
Impegno

Nella celebrazione eucaristica proclamerò con più convinzione l’acclamazione: «Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta».

II di Avvento
COSTRUIRE STRADE
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore» (Is 40,3)
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la strada del Signore» (Mc 1,3).
Il profeta Isaia agli esiliati, che avevano costruito una strada per il re di Babilonia, annuncia che quella strada la percorreranno loro stessi per ritornare a casa. In tale ritorno il deserto diventa un giardino; la steppa fiorisce e la pace domina. Dio, che sembrava assente, è presente e crea una storia nuova.
Il deserto è simbolo della persona che desidera Dio e lo cerca ma, forse, quando arriva, è stanca di aspettare e non lo riconosce. Giovanni Battista testimonia che la strada, che non fa stancare, èla purificazione del cuore dalle idolatrie. È una strada che si percorre con leggerezza, se si vive in semplicità e sobrietà.
I cristiani, come i patriarchi, sono viandanti, ma conoscono la direzione del cammino, indicata dalla parola di Dio. Luca definisce i cristiani «quelli della Via» (At 18,25-26; 24,14.22) in quanto appartengono al Signore Gesù, Via sicura (Gv 14,6) che collega alla meta. Con le loro sceltecostruiscono strade di pace e tolgono gli ostacoli che rallentano il cammino sulle vie del Signore.
Preghiamo
L. Signore, tu ci inviti ad appianare le strade della nostra vita, cioè a migliorare i nostri comportamenti,
T. fa’ che abbassiamo la superbia del cuore che provoca divisioni e frena il cammino verso di te,
L. Signore, il tuo Figlio Gesù, si è definito la Via sicura che ci conduce a te
T. fa’ che, rimanendo sulle sue orme, costruiamo la via dell’amore (1Cor 13,1).
Impegno
Individuo l’ostacolo che devo eliminare dalla mia vita, per favorire l’incontro con gli altri e aspettare insieme e con gioia il Signore che viene.
III di Avvento
RALLEGRARSI
Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri (Is 61,1).
State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie (1Ts 5,16-18).
È la domenica della gioia. «Rallegratevi» è la prima parola dell’antifona d’ingresso. La gioia appartiene all’attesa del credente. La parola «Vangelo» significa «annuncio che porta gioia». Il Signore ci vuole gioiosi, quando egli arriva fa saltare di gioia.
L’inviato di Dio ha il compito di sanare le ferite provocate dall’ingiustizia, portare il lieto annunzio ai poveri, fasciare le piaghe, proclamare la libertà agli schiavi… Dio, in questo programma, si mostra sovversivo perché concede «una sanatoria» ai poveri che, da soli, non potrebbero liberarsi dalla sofferenza.
Gesù a Cafarnao si presenterà con questo stesso programma (Lc 4,16-19), insistendo sul dono della misericordia. La gente lo rifiuta; Giovanni Battista, invece, lo riconosce più grande di lui.
Maria, nel Magnificat, canta il modo sovversivo di Dio che sorprende i prepotenti e fa gioire i socialmente deboli: «Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi».
Preghiamo
L. Signore, nostro Padre, tu sei il Dio che sovverte il male,
T. donaci di accogliere la lieta notizia che tu doni la vita e rinfranchi il cuore.
L. Signore, Dio di benevolenza, che fai germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli,
donaci di annunciare la certezza che, nel tuo Figlio Gesù, ti prendi cura dei bisognosi, facendoli cantare di gioia.
Impegno
Ringrazio Dio per le persone buone che incontro, per i gesti di solidarietà che vedo, per i profeti che, oggi, annunciano il suo amore. Mi impegno in gesti che donano gioia.
IV di Avvento
ESSERE «TENDA» DI DIO
«Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò, perché abiti in casa sua… Il Signore ti annuncia che farà a te una casa» (2Sam 7,10-11; cfr. Lc 1,26-27).
Dio al re Davide, che vuole costruirgli una «casa/tempio», fa sapere che desidera essere riconosciuto come colui che vive in mezzo al popolo.
Maria diverrà, poi, la tenda di Dio, da dove uscirà la lieta notizia che, in Gesù, Dio salva.
Ogni credente è chiamato ad essere «tenda» dove Dio, attraverso il sì della fede, abita.
Preghiamo
L. Signore, a noi, che pensiamo di fare grandi cose per te, dici che senza di te non possiamo fare nulla,
T. concedici di testimoniare con la nostra vita che, per la fede, tu vivi in noi.
L. Signore, ci chiedi di accogliere la nostra fragilità per rivestirla della tua ricchezza,
T. donaci di venire a te con il cuore libero, perché tu possa riempirlo della tua grazia.
Impegno
Chiedo a Maria di indicarmi come rendere il mio cuore libero per ricevere Gesù e divenire la casa. sua

 

B u o n  A V V E N T O !!! 

Avvento 2013

Possiamo considerare i Magi come nostri modelli da seguire in questo anno pastorale, in cammino sui sentieri che portano all’incontro con l’umano. Nel cammino viene tracciato l’itinerario della nostra fede. Uscire da noi stessi per andare incontro a Gesù, mettersi alla sua ricerca abbandonando le nostre abitudini o almeno farne oggetto di riflessione e di conversione. Il cammino dei Magi talvolta è luminoso e chiaro, a volte invece è oscuro e faticoso: così è anche la nostra ricerca di Cristo.

Con la perseveranza di seguire la stella, si arriva però all’incontro personale. Ciascuno di noi si senta responsabile della fatica dell’ altro che gli impedisce di vedere la stella. Sulle strade del mondo aiutiamo ogni uomo a guardare in cielo per vedere la stella capace di illuminare il percorso della propria vita. Il tempo di Avvento e soprattutto di Natale sarà proprio il tempo opportuno per ravvivare la luce della fede.

TEMPO DI AVVENTO                     

 

 Non sarà difficile, per chi è abituato all’atmosfera della chiesa,  sapere che il 1° dicembre 2013 inizia l’Avvento. Come esiste l’anno solare che inizia il primo gennaio, molti sapranno che vi è un Anno liturgico che comincia proprio con l’Avvento.

L’Avvento è un tempo di quattro domeniche che prepara  la solennità che ricorda la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, il 25 dicembre. La scelta di tale data è stata fissata perché, a vista d’occhio, le giornate cominceranno ad allungarsi e, divenendo sempre più lungo il tempo di luce del sole, si è voluto simboleggiare Cristo che viene nella storia come LUCE DEL MONDO.

Le quattro domeniche hanno delle tematiche particolari. 
La prima ricorda all’uomo credente che attendiamo la seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Ricorda che questa venuta non è programmata. È solo certa. Pertanto l’invito alla vigilanza è la caratteristica della prima domenica d’Avvento.

La seconda domenica d’Avvento rammenta che la venuta di Cristo dentro di sé e dentro la storia abbisogna di conversione. La persona umana è chiamata a scegliere il bene perche è solo sulle strade del bene che l’uomo può incontrare Dio. Il grande predicatore di questa conversione è Giovanni il Battezzatore.
A coloro che hanno ricevuto il Battesimo la domenica rammenta il compito di convertirsi dal peccato per acquisire la mentalità di Cristo, per crescere come persone luminose, per diventare quello che ancora non siamo riusciti a essere: uomini retti.

La terza domenica ci inviterà a vedere i segni della presenza del Regno di Dio presenti dopo duemila anni di cristianesimo. Molte persone sottolineano, a volte, le magagne e gli sbagli della cristianità. Questa domenica ci invita a vedere e apprezzare il bene testimoniato nella vita da tanti battezzati impegnati.
Segni del Regno sono:  la sete di giustizia tra i popoli, il correre verso i diseredati e gli oppressi, affinché abbiano la speranza di una storia migliore. Altro segno è la socialità e la carità quando è rivolta a dare dignità alla persona, tanto più quando è povera. Altro segno è la cura del malato, come anche la scelta di una povertà che lascia spazio a Dio nella vita.
Noi che viviamo nella velocità delle notizie siamo chiamati a essere maggiormente cittadini del mondo e siamo chiamati a dare di più, perché abbiamo di più. Anche il riconoscimento dei profeti è posto da Gesù come domanda. Sappiamo dare spazio a chi va contro corrente?  a chi critica la troppa ricchezza?  a chi sferza coloro che pensano solo a ingrassare e ad arricchire? L’aspetto profetico di alcuni personaggi ci interroga sul posto che diamo a Dio nella vita e nella storia. Ci invita a essere maggiormente critici davanti alla parola AMORE, perché non sia soltanto una parata esterna e di piacere, ma una vera fedeltà e un dono di sé stessi rinnovato di giorno in giorno.

La quarta domenica rivive l’incontro dell’angelo Gabriele con Maria che le annuncia di divenire la madre del Cristo, Figlio di Dio. Le profezie di Dio si compiono e Dio prende carne perché l’uomo lo possa accogliere come uno di loro.
Molti devono riflettere sulla scelta di prendere Cristo o di abbandonarlo. Giuseppe ne è il modello.
C’è chi lo abbandona  soltanto per dei calcoli personali. Altri lo trascurano pensando che vale di più l’affetto della donna che quello di Dio. Giuseppe ci insegna ad aprire le braccia e divenire difensori e custodi del Signore. Il coronamento di questo tempo liturgico è l’esultanza di rinnovare l’accoglienza di Cristo che abbiamo già vissuto nel nostro Battesimo.
Oggi non sono più i genitori che ci portano a Lui, ma siamo noi stessi che camminiamo per incontrarlo e fare di Lui il dono di Dio più prezioso che mai avremmo potuto ricevere.

Due simboli nel nostro modo di festeggiare Natale
Per simboleggiare che siamo gioiosi di aver accolto il dono di Dio che è il Cristo, abbiamo la tradizione discambiarci un dono natalizio. È fatto per rammentare a chi riceve il nostro dono che Cristo è il vero dono offerto a noi da Padre e…lo abbiamo accolto! A chi lo ha accolto Dio ha dato il potere di diventare figli di Dio e, come tali, abbiamo la redenzione e il perdono dei peccati.  Abbiamo in dono di avere un destino di gloria invece che una tomba! Abbiamo la speranza di partecipare alla festa eterna nella quale tutti i credenti festeggiano di aver accolto il Cristo.
Per Natale abbiamo anche la tradizione di prendere parte al pasto familiare al quale invitiamo anche fratelli e zii. Anche il banchetto festoso è simbolo. È simbolo di una festa da condividere: quella di aver accolto il Cristo che è unico per tutti. È simbolo della nostra fede che ha sempre espressione comunitaria. È simbolo di gioia perché gli invitati, come ad ogni banchetto che sia degno di questo nome, non hanno possibilità di scelta del menù, ma il cibo, uguale per tutti i commensali, è simbolo della gratuità del dono che è il Cristo. Nessuno paga il pranzo a chi lo ha cortesemente  invitato. Nessuno lo ha meritato. Ci è stato donato da Dio gratuitamente!
Posso esprimere un augurio? A nessuno manchi il coraggio di offrire i doni e nessuno osi rifiutare l’invito al pranzo di Natale! Buon tempo di Avvento a tutti!

 

L’ANNO LITURGICO: il Tempo di Avvento e il Tempo di Natale

foto corona dell'avventoÈ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il Regno promesso che ora osiamo sperare, vigilanti nell’attesa.

Il Tempo di Avvento
La storia
Nel 490 il vescovo Perpetuus di Tours dichiarò ufficialmente l’Avvento periodo penitenziale nella Chiesa Franca dell’Europa Occidentale ordinando un digiuno di 3 giorni ogni settimana a partire dall’11 novembre (festa di S. Martino di Tours) fino a Natale. Questo digiuno di 40 giorni, simile alla Quaresima, fu chiamato originariamenteQuadragesima Sancti Martini (Digiuno di 40 giorni di S. Martino). Le letture per la Liturgia Eucaristica venivano prese dalle Messe di Quaresima.
Per contrasto, il periodo di Avvento della Liturgia Romana che si sviluppò un secolo dopo quello della Chiesa Franca, non era un tempo penitenziale, bensì un periodo festivo e gioioso di preparazione al Natale. Quando la Chiesa unificò il tempo liturgico, la natura festiva dell’Avvento Romano entrò in contrasto con il più lungo e penitenziale Avvento Gallico. Nel XIII secolo fu raggiunto un compromesso che combinò il carattere penitenziale della tradizione gallica con i testi della Messa e il più breve ciclo di 4 settimane proprio della Liturgia dell’Avvento Romano. La liturgia dell’Avvento è rimasta sostanzialmente inalterata fino al Concilio Vaticano II, tranne qualche piccolo cambiamento per delineare più chiaramente lo spirito del periodo Quaresimale e di Avvento.

Il significato teologico e la liturgia
La teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine “adventus” (= venuta, arrivo) si è inteso indicare il ricordo della prima venuta del Signore; d’altra parte designa anche la suaseconda venuta alla fine dei tempi.
Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

Il Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi Vespri di Natale.
Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il domenica) a Maria (III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.
Durante questo tempo non si canta il Gloria, il canto intonato dagli angeli sopra l’accampamento dei pastori («Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14)), dato che deve risuonare la notte di Natale ancora una volta come un nuovo messaggio.

Per i giorni che precedono il Natale c’è ancora una particolarità: le cosiddette “antifone della ‘O’” tratte dal libro delle Ore, le quali sono intonate come versi alleluiatici prima del vangelo e come antifone del Magnificat. Esse rappresentano una particolare ricchezza della liturgia. In questi testi vengono collegate, di volta in volta, un’invocazione del Messia atteso ed una preghiera di supplica per la sua venuta salvifica. Le iniziali di queste antifone in latino, dopo la ‘O’, lette dall’ultima alla prima formano l’acrostico: “Ero cras” (domani verrò).

La novena di Natale
Le novene sono celebrazioni popolari che nell’arco dei secoli hanno affiancato le “liturgie ufficiali”. Esse sono annoverate nel grande elenco dei “pii esercizi”. “I pii esercizi – afferma J. Castellano – si sono sviluppati nella pietà occidentale del medioevo e dell’epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano”.
La novena di Natale, pur non essendo “preghiera ufficiale” della Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane. Proprio perché non è una preghiera ufficiale essa può essere realizzata secondo diverse usanze. La domanda che ogni operatore pastorale dovrebbe porsi di anno in anno è: “Come posso valorizzare la novena di Natale per il cammino di fede della mia comunità?”.
Al di là degli adattamenti ‘annuali’, nella Novena dovrebbero esserci delle caratteristiche di fondo come sfondo comune su cui costruire la celebrazione. Eccone alcune:

  • La novena di Natale è molto vicina alla celebrazione dei vespri. Va pertanto realizzata attraverso una saggia utilizzazione dei simboli della preghiera serale: la luce e l’incenso. È bene che vi sia una proclamazione della parola e una breve riflessione.
  • Inoltre potrebbe essere l’occasione per la scelta di una “antologia biblica” ricca di nutrimento per lo spirito. È quindi l’occasione per proporre non una spiritualità devozionale ma ispirata profondamente dalla Parola di Dio.

Nella nostra comunità da anni proponiamo due punti focali per la celebrazione della novena: l’ambone con la Parola di Dio e l’icona mariana, Maria che ci guida all’incontro con il Signore Gesù, suo Figlio.

foto presepeIl Tempo di Natale
La storia
Già ai tempi di Agostino si celebrava Natale. Il Dies Natalis Domini a Roma (già nell’anno 336) e a Milano – il 25 dicembre indicava l’anniversario reale della nascita di Gesù. Clemente d’Alessandria, tuttavia, fin dall’inizio del terzo secolo, attesta che nella Chiesa non c’è una tradizione stabilita riguardo alla data precisa della nascita di Gesù. Dice anzi che alcuni copti «assegnano alla nascita del Salvatore non soltanto l’anno, ma il giorno; e secondo costoro si tratterebbe dell’anno 28 di Augusto, il 25° giorno del mese di Pachon (corrispondente al nostro 20 maggio) che il felice evento ha avuto luogo» (Stromata I, 21, PG 8,888).
In Oriente effettivamente si trovano tracce di un ciclo di feste in relazione alla Natività, celebrate in maggio: l’11 maggio i copti festeggiano infatti Giovanni l’Evangelista; il 12 maggio santo Stefano; il 16 Maria, la Madre di Gesù; il 19 l’entrata del Signore in terra d’Egitto. Il 18 maggio i georgiani e gli armeni festeggiano i Santi Innocenti. Epifane di Salamina (che è morto nel 403) ci informa come gli alogi (letteralmente i “negatori del Logos“, il Verbo) festeggino la nascita di Gesù il 21 maggio (cfr. Ch. Mohrmann, Epiphania, RSTP, t. 37, 1953, p. 658).
È solo nel IV secolo che in Occidente (grazie a papa Liberio, nel 354) apparve il Natale al 25 dicembre e in Oriente l’Epifania al 6 gennaio.
La scelta della data si giustificava in base a certe speculazioni circa la morte di Cristo e circa la festività pagana per il solstizio d’inverno. Forse, scopo dell’istituzione della festa cristiana era anche quello di cristianizzare il Dies Natalis Solis  Invicti. Questa festa della luce era diventata popolarissima tra i pagani del terzo e quarto secolo in relazione al culto di Mitra, praticato dall’esercito romano. Diocleziano, e altri imperatori, avevano proclamato Mitra «sostegno del loro potere imperiale».
Anche per i cristiani, il sole e la luce sarebbero diventati segni per presentare il Cristo e la sua storia. Ma la festa cristiana non sembra avere come intenzione principale quella di contrastare la solennità pagana del solstizio che era in declino già prima dell’inizio del IV secolo.
La spiegazione della scelta del 25 dicembre resta incerta. Una recentissima teoria sembra avvalorare questa data collegando il tempo del servizio di Zaccaria al Tempio di Gerusalemme (con l’annuncio del concepimento di Giovanni Battista, intorno al 25 di settembre e quindi con la sua nascita al 24 giugno e la conseguente nascita di Gesù (sei mesi dopo) il 25 dicembre). Questo calcolo è stato reso possibile dal calendario del servizio liturgico delle famiglie sacerdotali (Zaccaria era della famiglia di Abia) al Tempio di Gerusalemme, trovato nei manoscritti di Qumram. Ma è ancora una ipotesi suggestiva.
Fin dal V secolo, comunque, la Natività assunse tale importanza che, nel mondo cristiano, iniziò a segnalare la nascita del nuovo anno liturgico. Si continuò così fino al secolo XI, allorché al ciclo natalizio fu aggiunto l’Avvento, come preparazione della festa. Da allora, la prima domenica di Avvento è divenuta il primo giorno del nuovo anno delle celebrazioni cristiane.

Il significato teologico e la liturgia
Il contenuto del Natale è tutto incentrato sulla realtà di Dio che si fa uomo, venendo al mondo come tutti noi, salvo l’immacolato concepimento e l’esenzione dal peccato originale. La venuta del Figlio di Dio in carne e ossa nel nostro quotidiano ci rivela la generazione eterna del Verbo, che cioè il Cristo è non solo il figlio di Maria, ma è lo stesso Figlio di Dio, fin dall’eternità. Dio che è anche Figlio.
È un bambino umano, ma è nello stesso tempo la seconda persona della Trinità. Attraverso le letture dei vangeli dell’infanzia (di Luca e di Matteo, ma anche del prologo di Giovanni) Gesù è riconosciuto come il vero Dio e un vero uomo, mediatore e comunione personale e indissolubile tra cielo e terra; identità tra passato, presente e futuro eterno della nostra storia umana (cfr. Ebrei 13,8).
La nascita del Figlio di Dio tra noi redime ogni nascita e fa rinascere noi come figli di Dio. La festa, infatti, non è soltanto memoria, commemorazione genetliaca, ma mysterium: potenza della venuta di Cristo che ci fa diventare “cristiani”. È l’inizio della Chiesa come il corpo di Cristo (cfr. Rm 7,4; 8,10; 12,5). Ci sono testi sia giovannei che paolini che specificano la filiazione adottiva, la “nuova nascita” cioè, dall’acqua e dallo Spirito.

L’Epifania
L’Epifania é una festa di luce: una luce che guida a Gesù; una luce che traspare da Lui. Lo splendore di una stella attrae a Betlemme genti lontane. Esse sono il simbolo di tutti gli uomini, quindi anche di noi, che vanno verso il Signore guidati dalla fede, e lo adorano.
Il mistero della manifestazione del Signore si celebra come duplice nella festa di Natale e di Epifania, che sono il frutto del mutuo influsso delle tradizioni orientali ed occidentali. Malgrado l’influsso che le due tradizioni ebbero l’una sull’altra, le due feste non si fusero, ma continuarono a mantenere il loro proprio giorno di celebrazione insieme alle loro particolarità. La festa di Epifania ha le sue origini nell’Oriente Cristiano verso gli anni 120-140 come la commemorazione del battesimo del Signore.

Il ciclo di Natale – Epifania è il ciclo della manifestazione del Signore, manifestazione splendente, perché è la luce di Dio che risplende e illumina il mondo. Questa è l’idea base e fondamentale di questo periodo dell’anno liturgico. Dio si manifesta per mezzo dell’incarnazione del Figlio suo nel seno di Maria per opera dello Spirito Santo. Ma lo scopo dell’incarnazione è la redenzione dell’uomo: per noi e per la nostra salvezza… Questo ci porta in primo luogo non a contemplare l’anniversario della nascita di Cristo, ma a celebrare il mistero della sua manifestazione al mondo per salvare gli uomini nell’umiltà della nostra carne, che egli assunse nel grembo della Vergine Maria per mezzo dello Spirito.
(elaborazione redazionale da wikipedia.it – santiebeati.it – lachiesa.it)

LA VITA DI SANTA LUCIA

Santa Lucia fu una giovane siracusana che visse intorno al III-IV secolo. Siracusa era la più grande città della Sicilia di quegli anni. Era una colonia di Corinto e fu probabilmente fondata intorno all’VIII secolo a. C.. Divenne ben presto potente e famoso centro di raffinata civiltà dove fiorivano le lettere e le arti, dove sostavano volentieri poeti e filosofi, come Eschilo e Pindaro. Atene guardò con gelosia alla splendida città, le mosse guerra, ma ne fu sconfitta. Siracusa dominò il Mediterraneo, raggiungendo il massimo splendore con Dionigi il Vecchio, che le donò un meraviglioso periodo di pace. Più tardi condusse una vittoriosa lotta contro Cartagine. Ma Cartagine era troppo potente e Siracusa, sola, non poteva resisterle. Così si alleò con Roma. La Prima Guerra Punica portò alla sconfitta di Cartagine.

Nel 214 a.C. Il console romano Marcello assediò la bella città siciliana, nel 212 la conquistò. Durante il dominio di Roma, benché restasse capitale dell’isola e culla d’arte e di bellezza, Siracusa decadde a poco a poco.
Ricca, probabilmente bella e promessa sposa ad un giovane della sua città, Siracusa, Lucia sembrava destinata alla vita normale delle ragazze del III-IV secolo dopo Cristo: moglie e madre di famiglia.
Il padre si chiamava forse Lucio poiché era allora vigente una norma romana che imponeva il nome del padre alle figlie. La madre si chiamava Eutychie o Eutichia.

A causa di una malattia che aveva colpito la madre Eutychie, una grave emorragia, Lucia decise d’andare a Catania per pregare sulla tomba della martire Agata.
Qui Dio la scelse per un grande progetto: la martire infatti le apparve chiedendole di dedicare la propria vita ai più poveri, ai piccoli emarginati e sofferenti.Nello stesso momento Eutichia guarì dalla grave forma di emorragia di cui soffriva da lungo tempo.
Tornata a Siracusa mise in atto questo progetto; ruppe il fidanzamento e, con una lampada fissata al capo, iniziò a percorrere i lunghi e angusti cunicoli delle catacombe per distribuire i beni della sua cospicua dote ai più poveri.

Il fidanzato abbandonato non accettò questa decisione, forse più attirato dalle ricchezze di famiglia che da un amore sincero. Non si spiegherebbe altrimenti la decisione del ragazzo di accusare Lucia, davanti al terribile prefetto Pascasio, di essere cristiana.
Erano questi gli anni di Diocleziano, anni bui per la storia del cristianesimo, anni di persecuzioni, ma anche di grandi esempi di fede. Come quello che diede la stessa Lucia.
Arrestata, minacciata e torturata, si proclamò comunque seguace di Cristo e non accettò di abiurare la propria fede.

Per Pascasio non ci furono dubbi, quella ragazza troppo forte per essere “piegata”, doveva morire: la espose nel pubblico postribolo; Lucia disse allora che “il corpo viene contaminato solo se l’anima acconsente” e così nessuno, nemmeno sei uomini e sei buoi, riuscì a smuovere il corpo esile divenuto miracolosamente pesantissimo.
La condanna a morte fu quindi inevitabile e Lucia venne decapitata (deiagulata) il 13 dicembre 304. Prima dell’esecuzione capitale però Lucia riuscì a ricevere l’Eucaristia e preannunciò sia la morte di Diocleziano, avvenuta di lì a pochi anni, sia la fine delle persecuzioni, terminate nel 313 d.C. con l’editto di Costantino che sanciva la tolleranza religiosa e la libertà di culto.
Santa Lucia venne dunque martirizzata sotto Diocleziano.

SantaluciaSanta Lucia fu sepolta a Siracusa nelle catacombe che ancor oggi portano il suo nome e venne da subito venerata dai cristiani; sulla sua tomba venne edificata una piccola chiesa, meta di numerosi pellegrinaggi. La più antica testimonianza archeologica di culto alla Santa è l’iscrizione di Euskia, trovata nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa e risalente al 4° secolo, lo stesso del martirio.
Il culto si espanse rapidamente in tutta la cristianità, come succedeva per i santi più popolari e amati. Nel 6° secolo vi erano già chiese, oratori e monasteri a Lei dedicati anche a Roma. Nello stesso secolo papa Gregorio Magno introdusse il nome di Santa Lucia nel Canone Romano. La diffusione del culto ebbe così definitivo impulso e raggiunse ogni paese d’Europa; molti poeti, scrittori, scultori e pittori di ogni epoca si ispirarono alla figura di Santa Lucia, moltiplicandone la popolarità.

Il nome Lucia, dalla radice latina lux, lucis, fa riferimento alla luce, e venne via via a significare segno e promessa di luce spirituale: per questo Santa Lucia è la Patrona dei ciechi e degli oculisti, invocata per la protezione della vista e nelle malattie degli occhi. Il suo corpo rimase nelle catacombe di Siracusa fino al 1038, quando venne trasferito a Costantinopoli per proteggerlo dai Saraceni. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San Giorgio a Venezia ed elessero Santa Lucia co-patrona della loro città. Le dedicarono successivamente una grande chiesa dove il corpo fu conservato per vari secoli. La chiesa fu demolita nel 1863 per far posto alla stazione ferroviaria (che per questo si chiama Santa Lucia) ed il corpo fu trasferito nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove è conservato tutt’oggi, incorrotto.

Reliquie del corpo della Santa si trovano in molte città d’Italia, fra cui Siracusa, e d’Europa, fra cui Metz, in Lorena, fatto che spiega la diffusione del culto nei paesi nordici. Una reliquia si trova anche nella chiesa di Santa Lucia Extra in Verona. Due piccole reliquie, donate dal Patriarca di Venezia, si trovano dal 2002 nella chiesa di Santa Lucia eretta presso il Centro Ragazzi Ciechi “Kekeli Neva” di Togoville in Togo.

 

 
 

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